domenica 13 giugno 2010

Sionismo e Nazionalsocialismo


Sionismo e Terzo Reich (prima parte)
Da http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_content&view=article&id=15685:sionismo-e-terzo-reich-prima-parte&catid=83:free&Itemid=100021
Mark Weber


Agli inizi del 1935, una nave passeggeri diretta ad Haifa in Palestina lasciava il porto tedesco di Bremerhaven. Sulla poppa portava le lettere ebraiche per il suo nome «Tel Aviv,» mentre uno stendardo con lo swastika svolazzava dall’albero. Sebbene la nave fosse di proprietà sionista, il suo capitano era un membro del partito nazionalsocialista. Moti anni dopo un passeggero della nave, richiamò alla memoria questa combinazione simbolica come una «assurdità metafisica» (1)

Assurda o meno che fosse, questa è solo una delle vignette di un capitolo della storia poco noto: la vasta collaborazione tra il Sionismo e il Terzo Reich di Hitler.

Scopi Comuni

Negli anni, gli individui di diversi Paesi hanno lottato con la «questione ebraica», ovvero quale è il vero ruolo degli Ebrei in una società non ebrea?

Negli anni ‘30, i Sionisti Ebrei e Nazionalsocialisti Tedeschi condividevano visioni simili sul come gestire tale imbarazzante questione. Concordavano su come Ebrei e Tedeschi fossero distintamente due nazionalità differenti e come gli Ebrei non appartenessero alla Germania.

Gli Ebrei che vivevano nel Reich, quindi, dovevano essere considerati non come «tedeschi di fede ebraica», ma piuttosto membri di una separata comunità nazionale. Il Sionismo (il nazionalismo ebreo) implicava anche un obbligo da parte degli Ebrei sionisti: quello di insediarsi in Palestina, la patria «ebrea».

Se allo stesso tempo avessero rivendicato eguali diritti in Germania o in ogni altro paese «straniero», non avrebbero potuto considerarsi sinceri Sionisti.

Theodor Herzl (1860-1904), il fondatore del sionismo moderno, sostenne che l’antisemitismo non era una aberrazione, ma una risposta naturale e completamente comprensibile da parte di non Ebrei, verso atteggiamenti e comportamenti ebrei estranei.

L’unica soluzione- commentava- era che gli Ebrei riconoscessero la realtà e vivessero per conto loro in uno stato separato.

«La questione ebrea esiste ovunque vivano Ebrei in numero notevole» scriveva nel suo lavoro più influente, The Jewish State (Lo Stato Ebreo).

«Laddove non esista, viene portata da Ebrei in arrivo … Credo di comprendere l’antisemitismo, che è un fenomeno molto complesso. Come Ebreo considero questo sviluppo, senza odio, né paura».

La questione ebrea, sosteneva, non è sociale o religiosa. «E’ una questione nazionale. Per risolverla, dobbiamo, soprattutto, farne una questione politica internazionale …»

» Indipendentemente dalla loro cittadinanza, insisteva Herzl, gli Ebrei non costituiscono semplicemente una comunità religiosa, ma una nazionalità, un popolo, un Volk». (2)

Il Sionismo, scriveva Herzl, offriva al mondo una benvenuta «soluzione finale della questione Ebrea». (3)

Sei mesi dopo l’ascesa di Hitler al potere, la Federazione Sionista della Germania (allora il più grande gruppo sionista nel Paese) sottopose un dettagliato memorandum al nuovo governo che rivide le relazioni germanico-ebree e formalmente offrì supporto sionista nel risolvere la irritante «questione ebrea» . Il primo passo, suggeriva, doveva essere un franco riconoscimento delle differenze nazionali fondamentali: (4)

«Il Sionismo non ha illusioni in merito alla difficoltà della condizione ebrea, che consiste soprattutto in uno schema abnorme di occupazione e nell’errore di una postura morale e intellettuale radicata nella propria tradizione. Decenni fa il Sionismo riconobbe che si sarebbero potuti vedere sintomi di deterioramento come risultato della tendenza all’»assimilazionismo» …

Il Sionismo crede che la rinascita della vita nazionale di un popolo, cosa che ora sta accadendo in Germania attraverso l’enfasi sul suo carattere cristiano e nazionale, debba anche verificarsi nel gruppo nazionale ebreo.

Poichè anche per il popolo ebreo, l’origine nazionale, la religione, il destino comune ed il senso della sua unicità, devono essere di decisiva importanza nel forgiare la sua esistenza. Questo significa che l’individualismo egoico dell’era liberale deve essere superato e sostituito da un senso di comunità e di responsabilità collettiva…

Crediamo che sia precisamente la nuova Germania [Nazionalsocialista] che, attraverso una coraggiosa risolutezza nel trattare la questione Ebrea, possa fare un passo decisivo verso il superamento di un problema che, in verità, più parte dei popoli europei dovrà trattare …

Il nostro riconoscimento di nazionalità ebrea procura una relazione chiara e sincera con il popolo tedesco e le sue realtà nazionali e razziali.

Precisamente perché non vogliamo falsificare questi fondamenti , perchè anche noi siamo contro il matrimonio misto, e siamo per mantenere la purezza del gruppo ebreo e respingiamo ogni trasgressione nel dominio culturale; noi – essendo stati cresciuti nella cultura e lingua tedesche – possiamo mostrare un interesse nelle opere e nei valori della cultura tedesca con ammirazione e solidarietà interna.

Per i suoi scopi pratici, il Sionismo spera di essere in grado di guadagnarsi la collaborazione persino di un governo fondamentalmente ostile agli Ebrei, perché nel trattare la questione ebrea, non sono implicati dei sentimentalismi ma un reale problema, la cui soluzione interessa tutte le persone e al presente soprattutto i Tedeschi.

…Boicottare la propaganda — così come ora in molti modi è portata avanti contro la Germania- è essenzialmente non-sionista, perché il Sionismo vuole non fare battaglia ma convincere e costruire…

Non siamo ciechi al fatto che la questione ebrea esista e continuerà ad esistere. Data l’abnorme situazione degli Ebrei, ne conseguono seri svantaggi per loro, ma anche condizioni scarsamente tollerabili per altri popoli».

Il documento della Federazione, il Jüdische Rundschau (»rassegna ebraica», ndt), proclamò lo stesso messaggio: «Il Sionismo riconosce l’esistenza di un problema ebreo e desidera una soluzione costruttiva e di vasta portata. Per questa ragione il Sionismo si augura di ottenere l’assistenza di tutti i popoli, siano essi pro o anti ebrei, perché, nella sua visione, qui si tratta di un problema concreto e non sentimentale, alla cui soluzione tutte le genti sono interessate». (5)

Un giovane rabbino berlinese, Joachim Prinz, che successivamente si stanziò negli Stati Uniti e divenne il capo dell’American Jewish Congress (Congresso ebreo-americano), nel suo libro del
1934 scrisse: Wir Juden (»noi Ebrei» ndt), che la rivoluzione nazionalsocialista in Germania intese come «Jewry for the Jews.», comunità ebrea per gli Ebrei.

Spiegò: «Nessun sotterfugio ci può ora salvare. Al posto della assimilazione desideriamo un nuovo concetto: riconoscimento della nazione ebrea e della razza ebrea» (6)

Collaborazione attiva

Sulla base delle loro ideologie simili sulla etnicità e nazionalità, i Nazionalsocialisti e i Sionisti lavorarono insieme per ciò che ogni gruppo credeva fosse nel proprio interesse nazionale.

Come risultato, il governo di Hitler sostenne vigorosamente il Sionismo e la emigrazione ebrea in Palestina dal 1933 fino al 1940-1941, quando la Seconda Guerra Mondiale impedì una vasta collaborazione.

Persino quando il Terzo Reich divenne più trincerato, molti Ebrei tedeschi, probabilmente la maggioranza, continuarono a considerarsi, spesso con considerevole orgoglio, prima di tutto Tedeschi.

Pochi erano entusiasti di strapparsi le radici e iniziare una nuova vita nella lontana Palestina. Tuttavia sempre più Ebrei Tedeschi divennero Sionisti durante questo periodo.

Fino a fine 1938, il movimento sionista fiorì in Germania e sotto Hitler. Jüdische Rundschau – il bisettimanale della Federazione sionista- aumentò considerevolmente. Si pubblicarono molti libri sionisti. L’opera sionista impazzava in Germania in quegli anni, nota la Encyclopaedia Judaica

Un congresso sionista tenutosi a Berlino nel 1936 rispecchiava «nella sua composizione, la vigorosa vita partitica dei Sionisti tedeschi». (7)

Le SS erano particolarmente entusiaste nel sostenere il Sionismo. Un documento interno delle SS del giugno 1934 incalzava un sostegno attivo ed ampio al Sionismo da parte del governo e del Partito come miglior modo per incoraggiare l’emigrazione degli Ebrei della Germania verso la Palestina. Questo avrebbe aumentato l’autoconsapevolezza ebrea. (8)

(…) L’ufficiale SS Leopold von Mildenstein e l’ufficiale della Federazione Sionista Kurt Tuchler fecero insieme un giro di 6 mesi in Palestina per fare degli accertamenti (fiscali, direbbe la parola ndt) per uno sviluppo Sionista in tal luogo.

Sulla base di queste osservazioni di prima mano, von Mildenstein scrisse una serie di 12 articoli illustrati per l’importante quotidiano berlinese « Der Angriff» (=l’Attacco ndt) che apparve alla fine del 1934 sotto il titolo di «Viaggi Nazi in Palestina». Le serie espresse grande ammirazione per lo spirito pionieristico e per le conquiste dei coloni ebrei.

L’autosviluppo sionista, scrisse von Mildenstein, aveva prodotto un nuovo tipo di Ebreo. Questi lodava il Sionismo come un grande beneficio sia per gli Ebrei che per il mondo intero.

Una patria ebrea in Palestina, scrisse nel suo articolo conclusivo: «indicava la via per curare una ferita vecchia di secoli sul corpo del mondo: la questione ebraica».

» Der Angriff emise una medaglia speciale con uno Swastika da un lato e la Stella di Davide dall’altro per commemorare la visita congiunta SS-Sionisti.

Alcuni mesi dopo la comparsa degli articoli, von Mildenstein fu promosso a capo del dipartimento degli affari ebrei del servizio di sicurezza SS, per poter sostenere più efficacemente la migrazione sionista e il suo sviluppo. (9)

Il giornale ufficiale delle SS, Das Schwarze Korps (=il corpo nero, ndt), proclamò il suo sostegno per il Sionismo nel maggio 1935 nell’editoriale di prima pagina: «il tempo potrebbe non essere lontano in cui la Palestina sarà ancora in grado di ricevere i suoi figli che le sono stati mancanti per oltre 1000 anni. Vanno a loro i nostri buoni auspici, insieme alla buona volontà ufficiale» (10)

4 mesi dopo un simile articolo apparve nel documento SS: (11)

Il riconoscimento della comunità ebraica come comunità razziale basata sul sangue e non sulla religione porta il governo Tedesco a garantire senza riserva la separatività razziale di questa comunità. Il governo si trova in totale accordo con il grande movimento spirituale all’interno della comunità ebraica, il cosiddetto Sionismo, con il suo riconoscimento della solidarietà della comunità ebraica nel mondo e il suo rifiuto di nozioni assimilazioniste.

Su questa base la Germania intraprende misure che giocheranno sicuramente un ruolo significativo in futuro nella gestione del problema ebreo nel mondo.

Una importante compagnia navale tedesca diede inizio ad un servizio navale da Amburgo ad Haifa, in Palestina, nell’ ottobre 1933 fornendo «cibo strettamente kosher sulle sue navi, sotto la supervisone del rabbinato di Amburgo.» (12)

Avendo ufficialità alle spalle, i Sionisti lavorarono in modo indefesso per «rieducare» gli Ebrei Tedeschi. Come lo storico Americano Francis Nicosia disse nella sua indagine del 1985, The Third Reich and the Palestine Question (il Terzo Reich e la questione Palestinese): « I sionisti venivano incoraggiati a portare il loro messaggio alla comunità ebraica, a raccogliere denaro, mostrare film sulla Palestina ed educare in senso generale gli Ebrei sulla Palestina. Ci fu una considerevole pressione ad insegnare agli Ebrei in Germania a cessare di identificarsi come Tedeschi e a risvegliare in loro una nuova identità nazionale ebrea.» (13)

In una intervista dopo la guerra, l’ex capo della Federazione Sionista della Germania, Dr. Hans Friedenthal, riassunse la situazione: «La Gestapo fece di tutto in quei giorni per promuovere l’emigrazione, particolarmente in Palestina. Spesso ricevemmo il loro aiuto quando richiedevamo qualsiasi cosa da altre autorità in merito alle preparazioni per la emigrazione». (14)

Al Congresso del Partito Nazionalsocialista, nel settembre del 1935, il Reichstag (=parlamento, diremmo oggi ndt) adottò le cosiddette leggi di Norimberga «Nuremberg laws» che proibivano matrimoni e relazioni sessuali tra Ebrei e Tedeschi ed in effetti proclamò gli Ebrei una nazionalità minoritaria estranea.

Alcuni giorni dopo, la sionista Jüdische Rundschau (v.sopra = organo della Federazione Sionista, ndt) fece un editoriale di benvenuto alle nuove misure: (15)

La Germania sta andando incontro … alle richieste del Congresso Sionista Mondiale quando dichiara che gli Ebrei che ora vivono in Germania sono una minoranza nazionale. Una volta che gli Ebrei sono stati bollati come minoranza nazionale è di nuovo possibile stabilire relazioni normali tra la nazione Tedesca e la comunità Ebraica.

Le nuove leggi danno alla minoranza ebrea in Germania la sua propria vita culturale, la sua propria vita nazionale. In futuro le sarà possibile dar forma a proprie scuole, teatro, associazioni sportive. In breve può creare il proprio futuro in tutti gli aspetti della vita nazionale.

La Germania ha dato alla minoranza ebrea l’opportunità di vivere per se stessa e sta offrendo una protezione statale per questa vita separata della minoranza ebrea: il processo di crescita della comunità ebraica in una nazione sarà quindi incoraggiato e verrà fatto un contributo al sistema dirigente relativamente alle relazioni più tollerabili tra le due nazioni.

Georg Kareski, il capo sia del «Revisionist» , l’Organizzazione Statale Sionista e della Lega Culturale Ebraica ed ex capo della comunità ebraica di Berlino, dichiarò in una intervista al quotidiano berlinese «Der Angriff «, alla fine del 1935: (16)

«Per molti anni ho considerato una totale separazione degli affari culturali dei due popoli [Ebrei e Tedeschi] come un prerequisito per vivere insieme senza conflitto… Ho sostenuto a lungo una tale separazione, a patto che sia fondata sul rispetto per la nazionalità estranea. Le Leggi di Norimberga, The Nuremberg Laws, … a parte i loro provvedimenti legali, mi sembrano conformarsi interamente a questo desiderio di una vita separata basata sul mutuo rispetto … Questa interruzione del processo di dissoluzione in molte comunità ebraiche, che è stato promosso attraverso matrimoni misti, è perciò dal punto di vista ebraico, totalmente benvenuto».

I capi sionisti in altri Paesi fecero eco a queste visioni. Stephen S. Wise, presidente del Congresso Ebreo Americano e del Congresso Ebreo Mondiale, disse in un comizio di New York nel giugno 1938: «Non sono un cittadino americano di fede ebrea, sono un Ebreo… Hitler aveva ragione in una cosa. Chiama gli Ebrei una razza a noi siamo una razza.» (17)

Lo specialista degli affari Ebrei del Ministero degli Interni , Dr. Bernhard Lösener, espresse sostegno al Sionismo in un articolo che apparve nel numero di novembre 1935 del Reichsverwaltungsblatt ( il foglio di amministrazione del Reich, ndt) ufficiale: (18)

«Se gli Ebrei avessero già il loro stato in cui la maggioranza di loro fosse insediata, allora la questione ebraica potrebbe essere considerata oggi come totalmente risolta, anche per gli Ebrei stessi. I Sionisti hanno mostrato una minima opposizione alle idee sottostanti le Leggi di Norimberga, poichè si rendono conto improvvisamente che queste leggi rappresentano la sola soluzione corretta anche per il popolo ebreo. Poiché ogni nazione deve avere il suo stato, come espressione esterna della sua particolare nazionalità.

In cooperazione con le autorità tedesche, i gruppi sionisti organizzarono un network di ca 40 campi e centri agricoli attraverso la Germania dove probabili coloni venivano istruiti per la loro nuova vita in Palestina.

Sebbene le Leggi di Norimberga, proibissero agli Ebrei di dispiegare la bandiera tedesca, venne loro specificatamente garantito il diritto di mostrare lo stendardo nazionale ebreo, blu e bianco. La bandiera che un giorno sarebbe stata adottata da Israele, veniva fatta sventolare nei campi sionisti e nei centri nella Germania di Hitler. (19)

Il servizio di sicurezza di Himmler cooperò con l’Haganah, l’organizzazione sionista militare in Palestina. L’Ente delle SS pagò l’ufficiale della Haganah, Feivel Polkes per informazioni riguardo alla situazione in Palestina e per l’aiuto nel dirigere l’emigrazione ebraica verso quel Paese.

Nel frattempo, l’ Haganah veniva tenuto ben informato sui piani tedesch, da una spia che fu in grado di insediarsi nei quartier generali berlinesi delle SS. (20)

La collaborazione tra l’Haganah e le SS includeva persino consegne segrete di armi tedesche a coloni ebrei per usarle nelle lotte con gli Arabi palestinesi. (21)

Nel periodo immediatamente seguente, nel novembre 1938, quando scoppiò la «Kristallnacht» (notte dei cristalli) con violenza e distruzione, le the SS aiutarono velocemente l’organizzazione sionista a rimettersi in piedi e continuare il suo lavoro in Germania, sebbene ora con una maggiore e più ristretta supervisione. (22)

Riserve ufficiali

Il sostegno tedesco al Sionismo non fu illimitato. Sia il governo che gli ufficiali del partito erano molto consapevoli della continua campagna di potenti comunità ebraiche negli Stati Uniti, Gran Bretagna ed altri Paesi, volta a mobilizzare i «loro» governi e seguire i cittadini contro la Germania.

Fintanto che la parola «comunità ebraica» rimaneva implacabilmente ostile verso il Nazionalsocialismo tedesco e fintanto che la grande maggioranza di Ebrei nel mondo era poco bramosa di stanziarsi nella terra promessa sionista, uno stato sovrano ebraico in Palestina, non avrebbe veramente risolto la questione ebraica internazionale.

Invece, considerarono gli ufficiali tedeschi, esso avrebbe rafforzato immensamente questa campagna pericolosamente anti-tedesca. Una copertura tedesca al Sionismo era perciò limitata a sostenere una patria ebrea in Palestina, sotto il controllo britannico, non uno stato sovrano ebreo. (23)

Uno Stato ebraico in Palestina, disse ai diplomatici il Ministro degli Affari Esteri nel giugno 1937, non sarebbe stato nell’interesse della Germania perché non sarebbe stato in grado di assorbire tutti gli Ebrei del mondo, ma sarebbe servito solo come base di potere aggiuntivo per la comunità ebraica internazionale, nello stesso modo in cui Mosca serviva come base per il comunismo internazionale. (24)

Mostrando un certo spostamento nella politica ufficiale, la stampa tedesca espresse molta più solidarietà nel 1937 per la resistenza Arabo palestinese nei confronti delle ambizioni sioniste, in un tempo in cui la tensione e il conflitto tra Ebrei e Arabi in Palestina stava drasticamente aumentando. (25)

Una circolare del Ministero degli Esteri del 22 giugno 1937, mise in guardia invece a sostenere l’insediamento ebreo in Palestina,

Una circolare del Ministero degli Esteri del 22 giugno 1937, espresse cautela invece sul sostegno per l’insediamento ebreo in Palestina: «sarebbe nonostante tutto un errore dedurre che la Germania sostenga la formazione di una struttura statale in Palestina, sotto una qualche forma di controllo ebreo. Nell’ottica della agitazione anti-Germania della comunità ebraica internazionale, La Germania non può essere d’accordo sul fatto che la formazione di uno stato ebreo in Palestina aiuterebbe lo sviluppo pacifico delle nazioni del mondo». (26)

«La proclamazione di uno stato ebraico, o di una Palestina amministrata da Ebrei, ammoniva un memorandum della sezione affari ebraici delle SS, «creerebbe per la Germania un nuovo nemico, uno che avrebbe una profonda influenza sullo sviluppo del vicino oriente».

Un’altra agenzia SS predisse che uno stato ebraico «lavorerebbe per portare una protezione speciale di minoranza agli Ebrei in ogni Paese, dando quindi una protezione legale alla attività di sfruttamento della comunità ebraica del mondo» (27)

Nel gennaio 1939, il nuovo Ministro degli Esteri di Hitler, Joachim von Ribbentrop, ammonì parimenti in un’altra circolare che «la Germania deve considerare pericolosa la formazione di uno stato ebraico» perché « porterebbe ad un aumento internazionale del potere della comunità ebraica mondiale» (28)

Lo stesso Hitler rivedette tutta la questione nei primi del 1938 e decise di sostenere la migrazione ebraica verso la Palestina in modo ancor più vigoroso, nonostante il suo scetticismo di lungo corso sulle ambizioni dei Sionisti e cattivi presentimenti sul fatto che le sue politiche potessero contribuire alla formazione di uno stato ebraico. La prospettiva che la Germania si sbarazzasse dei suoi Ebrei, concluse, aveva maggior peso che i possibili pericoli. (29)

Nel frattempo il governo britannico, impose ancora più drastiche restrizioni sulle immigrazioni ebree in Palestina nel 1937, 1938 e 1939. In risposta, il servizio di sicurezza delle SS concluse una alleanza segreta con l’organismo sionista clandestino Mossad le-Aliya Bet per mandare di nascosto Ebrei illegalmente in Palestina.

Come risultato di questa intense collaborazione, molti convogli di nave poterono raggiungere la Palestina passando vicino a cannoniere britanniche. La migrazione ebraica, sia legale che illegale, dalla Germania (inclusa l’Austria) alla Palestina crebbe enormemente nel 1938 e 1939.

Altri 10.000 Ebrei erano registrati per partire in ottobre 1939, ma lo scoppio della guerra in
settembre pose fine allo sforzo. Comunque le autorità tedesche continuarono a promuovere una emigrazione indiretta ebrea verso la Palestina durante il 1940 e 1941. (30)

Persino nel tardo marzo 1942, almeno uno dei campi di formazione «kibbutz» ufficialmente autorizzati dal Sionismo per potenziali emigranti, continuò adoperare nella Germania di Hitler. (31)

(fine prima parte)

By Mark Weber

Fonte > Institute for Historical Review

Traduzione Cristina Bassi (www.thelivingspirits.net)

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