sabato 17 luglio 2010

Afghanistan, censura di guerra



Da http://it.peacereporter.net/articolo/23074/Afghanistan%2C+censura+di+guerra
http://it.peacereporter.net/
Preoccupazione tra i corrispondenti di guerra per le nuove restrizioni imposte dal Pentagono nei rapporti tra militari e media

Parlare della guerra in Afghanistan sarà ancora piu' difficile. Dopo l'articolo del Rolling Stones sul Generale McChrystal e l'uscita di scena di quest'ultimo, il Segretario alla Difesa americano Robert Gates ha posto nuove restrizioni ai militari che parleranno con i media.

In un memorandum di tre pagine rilasciato la scorsa settimana da Gates ha ordinato che i vertici del Pentagono e i leader militari contattino il Servizio degli Affari Pubblici del Dipartimento della Difesa Usa "prima di rilasciare qualsiasi intervista o dichiarazione che abbia conseguenze dal punto di vista nazionale e internazionale". Fonti accreditate sostengono che l'ordine fosse già in cantiere molto prima che Michael Hastings, giornalista freelance del Rolling Stones, intervistasse il Generale. Nondimeno però, la nuova politica di accesso limitato alle infomazioni tracciata dal Pentagono è stata intepretata dai giornalisti e dai soldati presenti nel teatro di guerra come conseguenza dell'affaire McChrystal.

Anche la tempistica non è delle migliori. Il conflitto afgano si fa sempre più violento e i giornalisti vogliono avere gli strumenti che permettano di poter raccontare la guerra in prima linea. "Mi preoccupa. Mi preoccupano queste direttive", spiega Martha Raddatz, corrispondente di Abc News. Parlando da Kabul sottolinea che "quando aggiungi uno strato come questo è faticoso lavorare. Sei sul campo e devi ottenere il permesso da qualcun altro, non dalle persone con cui parli direttamente. Così è molto più difficile".
E' probabile che i corrispondenti più anziani non subiranno le conseguenze di queste direttive. Ma quelli più giovani, con meno esperienza, che non hanno mai avuto contatti con l'ambiente dei militari, avranno certamente delle difficoltà. "Senza contare poi i militari non abituati ad un confronto con i media", aggiunge Raddatz.

Sembra comunque che un cambiamento di atteggiamento da parte dei militari ci sia stato già prima dell'ordine di Gates. Il corrispondente di Nbc Richard Engel parla di un 'media blackout' subito dopo la pubblicazione dell'articolo del Rolling Stones. E spiega che tra le nuove restrizioni c'era anche quella di proibire ai soldati di commentare l'articolo.
"Potevamo intervistare le truppe su altre questioni - ci spiegavano gli ufficiali - tranne su McCrystal o l'articolo del Rolling Stones", racconta Engel. "Si sono un pò calmati ora - continua Engel - ma i militari più alti in grado sono ancora riluttanti a discutere di quell'articolo controverso".

Engel, che ha speso gli ultimi anni a coprire il fronte afgano e iracheno, afferma di non avere mai visto i portavoce dei militari chiudersi a riccio come questa volta. Concorda anche sul fatto che i giornalisti con meno esperienza vivranno tempi duri con queste nuove regole. "I militari saranno riluttanti ad esprimere apertamente le loro opinioni se il Pentagono passa ai raggi X ogni singola intervista".

L'episodio McChrystal non è il primo che induce i militari ad abbottonarsi con i media. Una risposta simile avvenne dopo che il giornalista di Foreign Policy Thomas Ricks - allora con il Wall Street Journal - aveva riportato alcune osservazioni poco diplomatiche sui militari da parte di un colonnello durante la crisi nei Balcani (l'ex corrispondente dal Pentagono della Cnn Jamie McIntyre recentemente ha fatto un parallelo tra le due storie, quella di Ricks nel 1995 e quella attuale, nel suo blog dedicato al settore della difesa).

Ma cosa pensa di tutto questo il giornalista che ha provocato l'uscita di scena di McChrystal? "Penso che sia i militari sia i giornalisti abbiano beneficiato dell'accesso alle notizie che è stato fornito per anni", afferma Hastings. "Penso comunque che l'accessibilità alle notizie vada un pò a periodi, a volte è molto alta, altre no".

Mariangela Pira

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