sabato 17 luglio 2010

Passa la riforma finanziaria truffa di Obama


Da http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=3180

Alla fine, Barack Hussein Obama, il maggiordomo di Wall Street, ha ottenuto la "sua" riforma del sistema finanziario che in buona sostanza crea nuovi organismi di vigilanza e di controllo che sono inevitabilmente destinati, quanto a competenze, a scontrarsi o sovrapporsi con quelli esistenti. Al di là dell’enfasi che la ha accompagnata, il risultato della nuova legge sarà quello di lasciare che gli speculatori possano continuare a fare i propri comodi e arricchirsi alle spalle di tutti i cittadini.
Dopo quello della Camera dei Rappresentanti del 30 giugno, l’altra notte è arrivato così anche il via libera del Senato, con 60 voti favorevoli e 39 contrari. Obama è riuscito infatti a ricevere anche 3 voti di senatori repubblicani indispensabili per raggiungere il quorum richiesto. Adesso, per ufficializzare il tutto, servirà la firma dello stesso presidente che verrà apposta la prossima settimana. Ma non sarà ancora finita. Infatti sarà necessario varare i regolamenti interpretativi e di attuazione della legge. Gli esperti hanno stimato che ci vorranno almeno altri 18 mesi per mettere nero su bianco a un testo sul quale lavoreranno i parlamentari di un’apposita commissione. Si finirà quindi nel 2012, l’anno delle prossime elezioni presidenziali e politiche. Un periodo di due anni nei quali Obama dovrà recuperare la fiducia dei cittadini che si è persa per strada e senatori e deputati, che si impegneranno per essere rieletti, dovranno fare un esame di coscienza e decidere se regolamenti restrittivi per le banche e le società finanziarie sono da preferire ai generosi emolumenti versati dalle stesse per la loro campagna elettorale.
La nuova legge modificherà l’architettura normativa che si è stratificata dal 1933 fino ai giorni nostri. Il Banking Act del 1933, la legge Glass-Steagall, venne varata dal Congresso su impulso del neo eletto Franklin Delano Roosevelt che aveva ereditato dal suo predecessore repubblicano
la maggiore crisi economica e finanziaria che mai si fosse vista, ossia la Grande Depressione scoppiata nel 1929. Allora, come oggi, il motivo reale della crisi finanziaria, fu la possibilità concessa a società finanziarie, banche e cittadini comuni, di investire in Borsa e speculare senza possedere minimamente i capitali necessari. Allora come oggi, tutti erano indebitati con tutti e il gioco durò finché la bolla finanziaria fu troppo grande per non esplodere e travolgere i mercati finanziari e poi abbattersi sull’economia reale.
Obama da parte sua ha molto enfatizzato la “sua” legge e la filosofia che lo sorregge tesa, in teoria, a tutelare i cittadini Usa lasciati in precedenza in balia degli squali e dei gangster di Wall Street. Ma se si pensa che la Casa Bianca ha versato una barca di miliardi di dollari in prestito per salvare i banditi della Goldman Sachs dalla situazione di bancarotta in cui l’avevano spinta le loro speculazioni, ci si rende conto che l’inquilino della Casa Bianca ha svolto in pieno il suo compito: quello di tenere la barca dritta a chi negli Usa detiene il potere reale. Gli aiuti non hanno infatti riguardato solo la Goldman Sachs, che ne ha rappresentato il caso più eclatante, ma anche altre banche, società di riassicurazione come Fannie Mae e Freddie Mac operanti nel settore dei mutui immobiliari, o giganti industriali come General Motors. A dimostrare che i presidenti, una volta eletti, devono far fruttare tutti i soldi che le lobby hanno investito su di loro.
La riforma prevede la nascita di un “Settlement Council” o “consiglio di regolamentazione” incaricato di tenere sotto controllo e valutare i rischi presenti nel sistema economico. Ci saranno nuove regole per i fondi di investimento speculativi (hedge fund) e per i titoli derivati scambiati nei mercati non regolamentati. Verrà istituito quindi un ufficio per la protezione dei consumatori che vigilerà sulle condizioni offerte dalla banche per i mutui, le carte di credito e gli altri prodotti creditizi. Verranno pure ampliati i poteri di controllo della Federal Reserve sugli investimenti finanziari delle banche con l’introduzione di forti limiti al livello degli investimenti (3%) rispetto al capitale proprio. Le banche potranno negoziare titoli derivati soltanto a copertura dei rischi ma non per scopi speculativi. E avranno 2 anni di tempo per spostare strumenti finanziari, come i Credit default swap, una sorta di assicurazione sugli investimenti in titoli di Stato, in una società controllata che dovrà essere gestita separatamente per tenere distinta la sua attività da quella della casa madre. E, almeno a parole, la legge prevede che non ci saranno più salvataggi bancari fatti con soldi pubblici.

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