domenica 16 maggio 2010

CHE COS' E' IL CAPITALISMO?



Da http://www.ildirittodisapere.com/
http://www.ildirittodisapere.com/2010/05/che-cos-e-il-capitalismo.html

Il capitalismo ha moltitudini di lobbisti, molti lo fanno in buona fede come conseguenza della loro ignoranza e per il fatto, come diceva Marx, che il sistema è opaco e la sua natura sfruttatrice e predatoria non è evidente agli occhi di uomini e donne.
Altri lo difendono perche sono semplicemente quelli che si beneficiano di esso, e accumulano enormi fortune grazie alle ingiustizie e iniquità del sistema stesso. Inoltre ci sono (i gurù finanziari, opinionisti, giornalisti specializzati, accademici, premi nobel, e diversi esponenti del pensiero unico) che conoscono molto bene i costi sociali in termini di degradazione umana ed ecosistema che impone il sistema. Ma sono ben pagati per ingannare la gente e fanno il loro lavoro tempestivamente.

Loro sanno molto bene che la battaglia de idee alla quale ci ha convocato Fidel Castro è assolutamente strategica per preservare il sistema.
Per contrastare la proliferazione di versioni idilliche sul capitalismo e la sua capacità di promuovere il benessere generale, vediamo alcuni dati ufficiali del sistema elaborati dall’ONU. Questo è sommamente didattico quando si legge, soprattutto nella crisi attuale. Dove i problemi del capitalismo, si risolvono con più capitalismo o con il G20, la banca mondiale, il FMI, o il wto, che pentiti dei suoi errori passati, ora vogliono risolvere i problemi che opprimono l’umanità.
Tutte queste istituzioni sono incorreggibili e irrevocabili, e qualsiasi speranza di cambiamento è solo un’illusione. Continuano a proporre lo stesso con discorsi diversi attraverso dei mass media per nascondere le loro vere intenzioni. Se qualcuno ancora ha dei dubbi, che guardi quello che hanno proposto per risolvere la crisi in Grecia, le stesse ricette imposte in America Latina e Africa dagli anni 80.

Per continuare, alcuni dati (con le rispettive fonti) recentemente sistematizzati dalla CROP, il Programma Internazionale di Studi di Confronto sulla Povertà radicato nell’Università di Bergen, Norvegia. CROP sto facendo un grande sforzo per, da una prospettiva critica, combattere il discorso ufficiale sulla povertà elaborato da più di trenta anni dalla Banca Mondiale e riprodotto instancabilmente dai grandi mass-media, autorità del Governo, accademici ed “esperti” vari.

Popolazione mondiale: 6800 milioni dei quali

- 1020 milioni sono denutriti cronici (FAO, 2009)

- 2000 milioni non hanno accesso a medicine (www.fic.nih.gov)

- -884 milioni non hanno accesso ad acqua potabile (OMS/UNICEF 2008)

- 924 milioni senzatetto o in abitazioni precarie (UN Habitat 2003)

- 1600 milioni non hanno elettricità (UN Habitat, Urban Energy)

- 2500 milioni senza sistemi di drenaggio o acquedotti (OMS/UNICEF 2008)

- 774 milioni di adulti sono analfabeti (www.uis.unesco.org)

- 18 milioni di morti all’anno dovute alla povertà, la maggior parte bimbi minori di 5 anni (OMS)

- 218 milioni di bambini, tra i 5 ed i 17 anni, lavorano in condizioni di schiavitù con compiti pericolosi o umilianti come soldati, prostitute, servi, nell’agricoltura, l’edilizia o nelle industrie tessili (OIT: l’eliminazione del lavoro infantile: un obiettivo alla nostra portata, 2006)

- Tra il 1988 ed il 2002, il 25% più povero della popolazione mondiale ha ridotto la partecipazione nelle entrate mondiali dal 1.16% al 0.29%, mentre il 10% più ricco ha accresciuto la propria fortuna passando dal disporre del 64,7 al 71,1% della ricchezza mondiale. L’incremento di pochi ha i suoi riversamenti nell’impoverimento di tanti.

- Quell’unico 6,4% di aumento della ricchezza dei più ricchi sarebbe sufficiente per duplicare le entrate del 70% della popolazione mondiale, salvando innumerevoli vite e riducendo le pene e le sofferenze dei più poveri. Si capisce: tale cosa si potrebbe raggiungere se solo si potesse ridistribuire l’arricchimento addizionale prodotto tra il 1988 ed il 2002 del 10% più ricco della popolazione mondiale, lasciando assolutamente intatte le loro esorbitanti fortune. Ma neanche qualcosa di così elementare come questo è accettabile per le classi dominanti del capitalismo mondiale.

Conclusione: se non si combatte la povertà (guai a parlare di estirparla, sotto il capitalismo!) è perché il sistema obbedisce ad una logica implacabile, centralizzata in azioni di lucro, che concentra la ricchezza ed aumenta incessantemente la povertà e la disuguaglianza economico-sociale.
Dopo cinque secoli di esistenza questo è quanto il capitalismo ci offre. Che stiamo aspettando per cambiare il sistema? Se l’umanità ha futuro, sarà chiaramente socialista. Con il capitalismo, invece, non ci sarà futuro per nessuno. Né per i ricchi, né per i poveri. La sentenza di Friedrich Engles, e anche di Rosa Luxemburgo: “socialismo o barbarie”, è oggi più attuale che mai. Nessuna società sopravvive se il suo impulso vitale è a fine di lucro, ed il suo motore è il guadagno. Più presto che tardi provoca la disintegrazione della vita sociale, la distruzione del medio ambiente, la decadenza politica ed una crisi morale. Siamo ancora in tempo, ma già non ne resta molto.

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