Da Rinascita
Prima o poi doveva succedere. Anche gli israeliani si sono stancati delle menzogne del presidente palestinese Mahmud Abbas. Il leader dell’Anp, sul quale da tempo piovevano da più parti accuse di collaborazionismo con il governo di Tel Aviv a danno della popolazione palestinese, è stato finalmente e ufficialmente sbugiardato da quelle stesse persone che lo avevano convinto a tradire il suo popolo. In un’intervista rilasciata ieri al quotidiano Ha’aretz, il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha confermato il coinvolgimento diretto di Abbas nell’operazione “Piombo Fuso” che tra il 27 dicembre 2008 e il 17 gennaio 2009 provocò la morte di 1400 cittadini di Gaza, 800 dei quali donne e bambini. “I palestinesi continuano a raccontare storie riguardanti presunti crimini di guerra commessi dalle nostre forze armate durante l’offensiva nella Striscia”, ha affermato il responsabile della diplomazia israeliana, sottolineando però che fu proprio “il presidente Abbas ha chiamarci e a insistere affinché continuassimo con le operazioni militari per rovesciare Hamas”.
Affermazioni che certo non giustificano quanto fatto dai militari con la stella di Davide nell’enclave palestinese durante quei venti giorni di guerra, ma che tolgono definitivamente la maschera al presidente dell’Anp, rivelandolo per quello che veramente è: un servo fedele di Washington. E di conseguenza un grande alleato di Israele. Sarà più facile per gli scettici capire ora il perché del silenzio di Abbas nei giorni della strage e il suo impegno per far sì che il rapporto Goldstone non approdasse sui tavoli delle Nazioni Unite. Facile intuire a questo punto anche il motivo per il quale il responsabile della diplomazia israeliana abbia voluto umiliare pubblicamente il presidente palestinese.
Molto probabilmente qualcuno a Tel Aviv non ha apprezzato l’insistenza degli ultimi giorni da parte di Abbas nel chiedere una interruzione temporanea della politica coloniale israeliana e ha così pensato bene di ricordargli quale fosse il suo ruolo in questa ennesima farsa dei colloqui di pace indiretti. “Finora non è stato raggiunto alcun accordo sul congelamento degli insediamenti a Gerusalemme est. Il nostro governo ha dimostrato ai palestinesi buone intenzioni, ma da parte loro sono arrivati solo schiaffi”, ha guarda caso affermato Lieberman nel corso della stessa intervista.
Da Tel Aviv tuttavia il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha invitato i propri colleghi alla calma evitando “dichiarazioni provocatorie” e soprattutto a “non polemizzare con gli Usa e la comunità internazionale alimentando commenti che fanno sembrare come se Israele non volesse fare la pace e minano la nostra reputazione”. Probabilmente al momento nemmeno il presidente Obama crede più che Israele voglia una pace duratura con i palestinesi e lo dimostra il suo reiterato silenzio sull’argomento. Mentre per quanto riguarda la reputazione di Tel Aviv, va detto che “grazie” a “Piombo Fuso” molte persone nel mondo, anche se non la maggior parte, stanno finalmente iniziando ad aprire gli occhi. E Abbas? Ancora una volta tace. Tace sulle accuse che lo riguardano e tace sulle notizie che arrivano da Gerusalemme dove, è ormai cosa certa, non si fermeranno né le costruzioni di appartamenti ebraici né la demolizione delle abitazioni dei cittadini arabi.
venerdì 14 maggio 2010
Palestina: Abbas ordinò Piombo Fuso
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