sabato 15 maggio 2010
News:Israele: dagli Usa oltre 200 milioni per un nuovo sistema antimissile
Da Rinascita.eu
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=2141
Ben 205 milioni di dollari statunitensi per rafforzare i sistemi di difesa israeliani. A tanto ammonta il nuovo stanziamento che il presidente Usa Barack Obama chiederà al congresso per consentire la realizzazione del nuovissimo sistema antimissile “Iron Dome”, letteralmente “cupola di ferro”, che il governo di Tel Aviv ha deciso di installare lungo il proprio confine. Una complessa struttura che permetterà, attraverso piccoli razzi guidati da un radar, di intercettare e distruggere missili, colpi di mortaio o piccoli ordigni sparati da una distanza compresa fra i 5 e i 70 chilometri distinguendo inoltre fra quelli che potrebbero cadere in zone abitate e quelli invece destinati a schiantarsi nel deserto.
“Il presidente - ha spiegato il portavoce della Casa Bianca Tommy Vietor - si è reso conto della minaccia che queste armi lanciate da Hamas e da Hizbollah rappresentano per il popolo israeliano e pertanto ha deciso di raccogliere fondi per questo nuovo tipo di sistema di difesa per Israele”. Un sistema che era stato annunciato con molta enfasi lo scorso 6 gennaio dal direttore generale del ministero della Difesa di Tel Aviv Pinchas Bukhris, il quale aveva già allora annunciato la sua prossima realizzazione con i soli fondi israeliani. Ora invece, grazie al nuovo clima di tensione alimentato dalle false accuse del governo Netanyahu nei confronti della Siria e del movimento sciita libanese, tutte le spese di realizzazione ricadranno sulla Casa Bianca che potrebbe addirittura accollarsi anche quelle di gestione, in proporzione assai più elevate. Il costo di un razzo Qassam utilizzato dalle milizie di Hamas, infatti, si aggira intorno ai 300 dollari mentre quello lanciato da Iron Dome per distruggerlo è di circa 50mila dollari. Ma come ha recentemente ricordato il presidente Obama, per gli Usa la priorità resta la sicurezza di Israele.
Quindi questa nuova spesa non inclusa nel budget annuale che gli Stati Uniti destinano a Tel Aviv non è altro che una logica conseguenza di una politica per la quale l’unico settore che non conosce misure anticrisi e proprio quello delle armi. E così, mentre Washington finanzia le strutture difensive di Israele, Netanyahu e compagni possono concentrare i propri sforzi sulle operazioni offensive. Non c’è giorno, infatti, che i carri armati di Tshaal non invadano la Striscia di Gaza distruggendo campi coltivati e le infrastrutture o che i caccia con la stella di Davide non bombardino i tunnel della speranza al confine fra l’enclave palestinese e l’Egitto. Per non parlare delle motovedette israeliane che quotidianamente impediscono ai pescatori della Striscia di fare il proprio lavoro e portare a casa qualcosa da mangiare. Infondo, però, non è giusto accusare i vertici Tel Aviv di essere degli spietati guerrafondai, d’altronde loro stanno solo facendo un favore ad un amico: il leader dell’Autorità nazionale palestinese Mahmud Abbas.
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